Non importa

Non importa se ci hai dimenticati, basta che tu sia qui adesso. Chi eravamo? Gente qualunque che lavora, si fidanza poi magari si sposa, beve un bicchiere a tavola, gioca nelle serate libere, va a messa o no, a seconda. Anche da soldati non eravamo speciali, facevamo il nostro dovere bene o male, anche questo a seconda, e siamo crepati, questo certo più male che bene, bisogna dirlo.

Non so, se ci fossimo girati e avessimo guardato indietro prima di partire per il fronte, forse alla fine non saremmo stati trasformati in tante statue di cenere. Ma del senno di poi ne son piene le fosse, scusa la banalità, poi insomma basta coi preliminari, arriviamo al dunque. Ora che hai visto tutte le nostre croci sul prato – bello, no? – chiudi gli occhi che non ti servono più, e ascolta.

Ho capito che stavi andando in spiaggia a fare il bagno e ti sei ritrovato qui solo perché hai sbagliato strada. Sono cose che succedono, e ora è troppo tardi, tesoro, dì la preghierina, spezza il pane, apri il chakra, stendi il tappeto, fai, fai come credi, al nostro coro non si scappa. Come lo so? Lo so perché tutte le nostre croci sono in fiamme, e io adesso ti prendo la mano. Hai sete? Bevi. Il racconto comincia fra un istante.

La prima storia sarà un bel ritratto di famiglia. Vivevamo su un’isola tutta pietre e polvere ma dove si sarebbe potuti star bene. Noi però non abbiamo voluto, e il perché te lo dirà la seconda storia. Un povero cane ci avrebbe voluto aiutare, ma noi l’abbiamo mandato a farsi crocifiggere. Non abbiamo scosso la polvere dai sandali, non abbiamo pregato né sentito ragione, urlavamo e costruivamo ponti di vetro su strade d’acqua putrida, le mani sporche di sangue, e la terza storia ti fa vedere chi siamo fino ad oggi, parla di guerra e di una donna che abbiamo ucciso perché non stava zitta ma parlava, parlava, insisteva a farsi ascoltare mentre noi volevamo finirla – non la guerra, la pace, nella guerra ci siamo sempre trovati bene, in fondo, è per questo che ne abbiamo cominciate tante a dispetto di tutti i profeti di sventura. Grazie a noi all'alba del mito la vittoria fu trasformata nell’incontro di un re credulo e di un cavallo armato sulla riva di un mare piatto come una tavola, liscio come l’olio, nero come la pece. Così si fa la storia, e noi ne abbiamo fatta tanta.

Tanta storia, tante storie. L’ultima però il nostro poeta vate, poverino, non ha voluto metterla in versi, per questo te la racconteremo noi di persona, noi che dormendo il sonno della ragione abbiamo dannato la memoria degli dei e al risveglio abbiamo ridotto anche l’ultima Sibilla al silenzio.

Guardaci allora prendere il potere e indirizzare il corso del mondo, poi vai a cercare uno specchio, specchio delle mie brame, vai, che ne vale la pena, e guarda le storie fra le storie. Sono tutte nostre, un lascito che non potrai rifiutare perché ti sono già stampate in fronte in fila indiana e quando ti sarai svegliato da questo sogno, sogno delle tue brame, un’ombra ti precederà ormai su tutte le strade, aspettandoti ad ogni angolo per chiederti dove vai, bello? Cosa fai?