Filo di lama

È vero che le mie pari sono al mondo solo per servire i pari tuoi e che il mio compito non è parlare. È anche vero che dirò di trascorsi che probabilmente non ti interessano. Ti riguardano però, fidati di chi mi ha eletta a testimone, i segni che porto hanno valore anche per te. E poi consolati, io a tagliare corto sono bravissima. Non sono gentile ma faccio veloce e soddisfo sempre il cliente, se minimamente collabora.

Guarda per cominciare questo segno, me lo ha lasciato un soldatuccio che mi aveva comprata prima di partire per il fronte, uno che fu ammazzato qualche mese dopo lo sbarco in Italia bel suol d'amore e morí accusandomi di averlo tradito solo pochi istanti prima che il suo condottiero e il capobanda dei nemici si affrontassero nell'ultimo scontro di cui si può leggere.

Quel campo di battaglia, per inciso, era molto più vicino alla tua casa di quanto tu creda. Ma continuiamo. Vedi quest'altro segno? Se tu volessi, ti potrei raccontare come uno dei due condottieri che mi combatterono davanti il giorno in cui morí il mio soldatuccio non ha potuto impedire all'altro di fondare una delle più grandi nazioni che la storia abbia mai conosciuto e si sia fatto primo anello di una catena di potere che alla fine dei conti ci lega indissolubilmente tutti insieme, da quelli ammazzati il giorno di cui dico a quelli che mi hanno trovata, ripulita e portata qui.

Ma vedo che non ti interessa. Allora prima che questo museo dove mi hanno messa in bacheca chiuda bottega perchè mancano corrente, gas e acqua – cose che ti riguardano, no? – dirò solo come si sarebbe forse potuto evitare quel che è cominciato male e sta finendo peggio.

Forse sarebbe servito dire al vincitore prima che concludesse la giornata adesso è il tuo turno, scusa la freddura, e trapassarlo fra costola e costola, poi tagliargli la gola perché non potesse chiedere aiuto e farlo cadere lí stesso, sul bordo di una scarpata di cui non si curava e da cui sarebbe precipitato per finire in un intrico di rovi, irreperibile.

La questione però sarebbe stata come si sarebbero comportati poi i rimasti.

Su quali fra loro puntare per far virare di bordo una nave impestata come la vostra? E riuscendoci, verso quale terra fare rotta?

No, credimi, ammazzare il condottiero non sarebbe servito. Si sarebbe dovuta distruggere anche la nave, uccidere l'equipaggio, tutti i soldati dei due eserciti inclusi gli ufficiali, gli aiutanti, i servitori, le donne, i figli, e lasciare in vita solo le bestie, che facessero pulizia. Questo forse sarebbe servito.

E io avrei saputo come farlo. Guarda ben bene, ora, e vedrai a cosa serve l'acutezza. Il rimedio ce l'avevo addosso, tanto minuscolo da non rendersene conto. Il vincitore non andava ucciso, andava ferito di striscio e rimandato all'accampamento, che si facesse festeggiare, abbracciare e baciare, che dividesse il boccale e il piatto con tutti i suoi intimi, che si portasse a letto la più bella, quella che poi tutti gli altri avrebbero voluto possedere, non fosse che per un momento, e che egli sarebbe stato tanto generoso da dare.

Ecco cosa sarebbe servito, un quasi nulla, e il mondo avrebbe preso un altro corso e io avrei pace ormai da secoli, abbandonata in quella palude, ricoperta di licheni e finalmente inutile.

Se avessi potuto parlare avrei detto con la voce più soave guardami, Enea, non vedi come sono bella? Un soldatuccio non è degno di me, io sono roba da condottieri. Prendimi, ti prego, e usami, è il mio compito, il mio scopo, il mio destino.

Non ho potuto, ma pazienza, oggi comunque non è più necessario, perché quel che sta finendo finisce male solo per voi, eredi di Enea e consorti, non per il mondo.